Censis: "Paese non guarda al futuro"
"Poltiglia di massa, mucilaggine, insieme inconcludente di pulsioni ed emozioni individuali che non dà spazio al collettivo, è ripiegata su se stessa e non guarda al futuro". Questo l'impietoso ritratto che il Censis ha fatto della la società italiana alla fine del 2007 nel suo 41/o rapporto. Per uscire dall'attuale stato, secondo il Censis di De Rita, si deve puntare sulle tante minoranze attive nell'economia, nella società e nelle scienze.
Gli italiani, prosegue ancora il Censis, vivono attualmente una "disarmante esperienza del peggio. E nessun settore sembra salvarsi dalla critica spietata: nella politica come nella violenza intrafamiliare, nella microcriminalità urbana come in quella organizzata, nella dipendenza da droga e alcool come nella debole integrazione degli immigrati, nella disfunzione delle burocrazie come nello smaltimento dei rifiuti, nella ronda dei veti che bloccano lo sviluppo infrastrutturale come nella bassa qualità dei programmi televisivi''.






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Poi alcune novità intorno a me, nuove tecnologie a portata di mano, serate musicali e non, siamo a marzo e la primavera è alle porte e poi e poi, sì mese di marzo sono 12 mesi che lavoro qui e le promesse sono state mantenute, si firma un contratto di lavoro a tempo indeterminato, diventerò dipendente a tutti gli effetti, son contento, qui mi piace, posso dire di aver raggiunto un mio obiettivo.



















con una "il sentimento delle cose" che merita una nota di rielievo : E vive ancora il sentimento delle cose, mentre noi amiamo controllare tutto La vita i pensieri degli altri, la morte E non amiamo neanche il pane che mangiamo. Noi non ringraziamo Ma vive ancora il sentimento delle cose Vivono gli alberi le case i sassi i nostri sogni le tv a colori, le navi senza radici. E siamo stupidi a pensare di esser soli, senza più limiti senza più colori Mentre noi siamo tesi a moltiplicare tutto. Non riusciamo a considerare che le nuvole ci guardano e i mari ci controllano. Ho visto i platani parlare con le antenne e il vento caldo confermare tutto, i treni e le radici scambiano segnali in codice. E ho sentito nettamente i cani bisbigliare Possibile che mentre dominiamo tutto, ricostruiamo tutto e distruggiamo tutto. Perdiamo la memoria e non ne sentiamo la mancanza e intanto i pesci continuano a nuotare. Quanti libri nell’acqua per non affogare Mentre noi siamo tesi a moltiplicare tutto. Non riusciamo a considerare che le nuvole ci guardano e i mari ci controllano, le piante si difendono e i libri ci feriscono perché manchiamo della necessaria dignità Un camion mi ha parlato del silenzio. E ho visto un libro che stracciava banconote. Un servo muto che adorava una voce Le nostre armi stanno architettando un ammutinamento generale Ma a questo impero ne succederanno tanti sempre più crudeli ma sempre più eccitanti. Ma forse allora i sentimenti delle cose ci chiameranno ci sveleranno tutto. E forse ci re-insegneranno lo stupore.